La precedente disciplina
prevenzionistica italiana tendeva a privilegiare quella
forma di prevenzione oggettiva che faceva considerare
il lavoratore come semplice titolare del "diritto"
alla sicurezza.
La nuova disciplina ribalta
tale concetto recuperando la consapevolezza che la sicurezza
è un problema collettivo e deve essere garantita
da tutti i soggetti che partecipano al processo lavorativo.
Viene quindi introdotta una forma di prevenzione soggettiva
in cui tutte le parti cooperano per il raggiungimento
del benessere comune. La sicurezza pertanto non
potrà più essere affrontata e risolta
mediante il solo impiego di misure di tipo tecnico,
bensì avrà bisogno dell'apporto del
fattore umano da coinvolgere attraverso una continua
opera di sensibilizzazione che si sviluppa attraverso
l'informazione, l'istruzione, l'addestramento e la
formazione di tutti i soggetti ed in particolare
dei lavoratori.
Del resto e più in generale,
risulta oramai chiaro che il raggiungimento degli obiettivi
prefissati (di qualunque natura essi siano) deve passare
attraverso un'azione strategica di valorizzazione
ed utilizzo del patrimonio di esperienze, conoscenza
e capacità posseduto dalle persone che
lavorano in azienda. |